Dietro l’ultimo naufragio in Grecia potrebbe esserci la ripicca di Erdogan che porta in dote anche altri sbarchi in Italia: una sorta di migrants-diplomacy da parte di Erdogan per ottenere un maggior dividendo politico.
Una nuova tragedia marittima si è verificata nelle prime ore di giovedì mattina nel Mar Egeo, sull’isola di Lesbo: una barca si è ribaltata con a bordo 40 donne africane. Purtroppo 17 sono morte tra le onde in tempesta. Nelle stesse ore un veliero è naufragato nel Peloponneso con almeno 80 migranti a bordo: 5 i morti. Da settimane Ankara, in virtù delle tensioni geopolitiche sul gas con Atene, non controlla le partenze dei viaggi della speranza dalle coste turche. Il governo greco chiede ufficialmente alla Turchia di intervenire, perché la tolleranza nei confronti degli anelli di trafficanti senza scrupoli è costata vite umane.
“Finché la guardia costiera turca non impedisce le loro azioni, i trafficanti ammassano persone infelici, senza misure di sicurezza, su barche che non possono resistere alle condizioni meteorologiche, mettendo le loro vite in pericolo mortale”, ha affermato il ministro della navigazione Plakiotakis. E lo speaker del governo Oikonomou parla di enormi responsabilità delle autorità turche per la doppia tragedia di Lesbo e Kythira, osservando che la strumentalizzazione dell’immigrazione da parte della Turchia deve cessare perché costa vite umane.
In Grecia nelle carceri uno su cinque è detenuto per traffico di migranti: 2.223 su un totale di 10.678 detenuti, ovvero il business più redditizio degli ultimi anni.