C’è un qualcosa che va al di là della semplice casistica grammaticale legata alle parole greche filothimo e meraki e che attiene al merito di concetti e direttrici di marcia.
Lo ha ribadito il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni in occasione della conferenza stampa di fine anno quando ha osservato che la cultura ellenica classica offre lo spunto per tornare a mettere in giusto accento su un tema fondamentale come la passione.
Passione di fare, di pensare, di agire, di decidere e, perché no, di imprimere la rotta verso un determinato orizzonte. É la politica, bellezza, rispetto ad un’altra fase che si è chiusa in Italia con i tecnici nella cabina di comando.
Quando il premier quasi un mese fa aveva tirato fuori dal cilindro il termine meraki, aveva voluto lanciare un messaggio preciso: ovvero la volontà di fare le cose con entusiasmo, con piacere, con amore. Non proprio un passaggio scontato per politica e politici, soprattutto dopo l’ultimo decennio che, non solo in Italia, è stato caratterizzato per un disamore verso la politica, tramutatosi in rigetto e in quel voto di protesta intercettato dal M5s, con i risultati sotto gli occhi di tutti fatti di bonus e non di progetti.
Due lustri fa l’Italia e l’Europa si trovavano a dover gestire la crisi dell’euro, a dover raccogliere i cocci (economici, politici e sociali) del crac Lehman del 2008, con Atene quasi fuori dalla moneta unica e la presenza di un nuovo soggetto con cui confrontarsi: la troika.
Fu proprio nelle pieghe di quei terribili mesi, con i suicidi da crisi in Grecia, con il governo Monti in Italia e con l’esperimento Tsipras-Varoufakis, che lo sconforto complessivo verso la politica trovò il suo apice.
Le conseguenze politiche nel nostro paese vennero indirizzate, troppo semplicisticamente, verso un rifiuto della parola politica. Nacque, si sviluppò e si ingrossò il movimento legato all’antipolitica, basato su una guerra totale alla casta, ai riti parlamentari ed alle rappresentanze partitiche, come se bastasse quella vaga crociata a rimettere in piedi un sistema che stava crollando, invece, a causa di una errata gestione della globalizzazione.
Oggi l’Italia ha scelto un governo politico, con una maggioranza politica ed una guida politica: ovvero con alle fondamenta scelte, decisioni, indirizzi. Al di là della bontà degli stessi, su cui sarà la storia futura ad esprimersi, spicca la svolta personale imposta dal premier.
La passione non fa difetto a Giorgia Meloni e quel riferimento al pathos, alle radici dell’ellenismo, ai principi della cultura classica ha il pregio, umano prima che politico, di rimettere al centro il Mediterraneo e lo straordinario contributo che la cultura classica ha dato al vecchio continente e al mondo intero.
Ma non si commetta l’errore di scambiarlo per retorica: è invece il voler rivendicare, con orgoglio e determinazione, che la passione è alla base di ogni cosa fatta bene.