Non è come leccarsi le ferite dopo un evento meteorologico come un’indondazione, o sismico come un terremoto non prevedibile. La tragedia di Tempe che è costata la vita a 57 persone, la maggior parte delle quali giovani, è proprio altro.
É figlia di ciò che, da anni cronisti e scrittori, raccontano sotto vari aspetti: l’infinita corruzione greca, che è venuta fuori solo in occasione della crisi economica (che ha visto la troika arrivare ad Atene).
Mizes. Quel cancro, che tutti toccano ogni giorno sulla propria pelle, continua a rompere basilari equilibri come lavori pubblici su strade, autostrade o ferrovie e rappresenta una vergogna macroscopica che nessuno è riuscito a riparare. Alzi la mano chi può smentire queste parole.
Alcune ricostruzioni apparse sulla stampa ellenica raccontano di promozioni ingiustificate, di tentativi (vani) di un macchinista di contattare la sala comando, di denari stanziati sin dal 2014 ma non ancora spesi dopo nove anni, a fronte lavori da ultimare dopo 24 mesi. Sembra la cronaca di un paese del terzo mondo, dove i leaders banchettavano con caviale e champagne, mentre il popolo non aveva di cosa nutrirsi. Non è un’iperbole, ma ciò che è accaduto in Grecia.
Nessuno ha dimenticato lo scandalo Ote, il caso Siemens, le tangenti per le Olimpiadi costate tre volte il dovuto, il caso Tzogatzopulos, i sommergibili acquistati con timoni rotti e auto blindate da 200 mila euro, a cui nel 2014 ho dedicato il libro “Greco-eroe d’Europa”, che è stato anche tradotto in lingua greca per fini sociali.
In una sola parola, vergogna.
Al di là di come procederà la magistratura ellenica, su cui la fiducia dei cittadini è ai minimi storici, da questa tragica vicenda spicca un punto forse anche più grave del quasi default greco del 2012: qui c’è un paese intero che, forse per la prima volta davvero, urla tutta la propria indignazione non per dover pagare più tasse o perché contesta una certa legge o un dato partito politico. No, qui non c’è in ballo la lotta contro il solito nemico: non si scende in piazza contro la globalizzazione, contro l’Ue, contro la guerra o contro sinistra o destra.
I greci hanno protestato perché non hanno quello che altri paesi europei hanno. Il diritto di prendere un treno che, semplicemente, viaggi sicuro sul proprio binario senza deragliare. E senza far massacrare tanti giovani.