“Da un lato vi è la legittima aspirazione a che i marmi del Partenone vengano restituiti da chi li ha rubati, principio speculare a quello che andrebbe ad esempio applicato alle numerose opere detenute nel Louvre e frutto delle ruberie di Napoloene, pensiamo al Laocoonte, la Venere Capitolina, capolavori di Guido Reni, Tiziano, Guercino, Barocci, Veronese e Canova. Dall’altro vi è la cocciuta posizione di chi, con un piede e mezzo fuori dall’Ue, pensa di esserne intimamente ancora parte detenendo alcuni pezzi di storia come i marmi del Partenone”.
Così il direttore di Mondogreco, Francesco De Palo, intervistato da Radio 1. E aggiunge: “Londra sta dalla parte di chi dice che i marmi rimarranno così proprietà del mondo intero. Un po’ debole come tesi, dal momento che sono frutto di un esproprio. Ma dal momento che il Regno Unito è parte integrante della globalizzazione e paese multi etnico e multi business, non ci sarebbe nulla di male se decidesse di fare un passo indietro e applicasse quella filantropia tanto cara ai suoi avi. Restituire i marmi ad Atene, semplicemente, sarebbe giusto”.
La polemica fra i due paesi è nata in occasione del mancato incontro tra Sunak e Mitsotakis, previsto e poi saltato. L’affermazione secondo cui “i greci hanno mancato alla promessa di non sollevare la questione della Glyptos”, come sostiene lo staff di Sunak è stata categoricamente smentita da Atene. Piuttosto il premier greco aveva in precedenza incontrato il leader dei laburisti inglesi e domenica scorsa, parlando alla BBC, ha sostenuto che avere una parte dei tesori a Londra e il resto ad Atene è come tagliare a metà la Gioconda.
Le sculture sono una collezione di antichi tesori greci del Partenone, che furono rubati e trasportati nel Regno Unito dal diplomatico britannico Lord Elgin all’inizio del XIX secolo e ora si trovano al British Museum.