Fonte: Formiche.net del 4/1/24
Ad Ankara premono sugli F-16 promessi da Biden ma su cui il Congresso è diviso. Ad Atene (che ha già richiesto 20 F-35) la stabilità nell’Egeo. Nel mezzo la postura di Iran, Libano e Russia che guardano a Erdogan
Il segretario di Stato americano Anthony Blinken sarà sabato prossimo ad Ankara per discutere con il suo omologo turco, Hakan Fidan, della guerra a Gaza e delle implicazioni nell’intera macro area proprio metre si va intensificando la retorica anti-Netanyahu del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e mentre è andato in scena l’assassinio del vice capo dell’ufficio politico di Hamas, Saleh al-Arouri. Fatto che aveva provocato la reazione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, secondo cui “l’assassinio di Arouri e dei suoi fratelli da parte dell’occupazione è un completo atto terroristico”.
Si tratta di uno dei principali pianificatori del massacro di Hamas del 7 ottobre contro Israele, oltre a rappresentare il principale collegamento politico di Hamas Iran e Libano.
La mossa del capo della diplomazia statunitense nei confronti della Turchia ha un doppio obiettivo: da un lato armonizzare le policies in seno all’alleanza atlantica dopo che, seppure in ritardo, il parlamento turco ha avanzato la candidatura della Svezia alla Nato; dall’altro continuare a tenere vivo l’interesse per i dossier che più premono ad Ankara, come la questione dei caccia F-16 tanto attesi da Erdogan. Appare evidente che gli sviluppi del Congresso sulle richieste turche saranno dirimenti per la decisione finale in un tema dove è presente anche la richiesta dei kit di modernizzazione per gli 85 F-16 che già la Turchia ha nella sua flotta.
Sul punto si registra la presa di posizione del ministro della Difesa Yaşar Güler che si aspetta passi concreti: “Stiamo monitorando il processo per richiedere l’acquisto di 40 aerei F-16 Block 70 Viper e di 79 kit di ammodernamento da parte degli Stati Uniti. Gli incontri tecnici con gli Stati Uniti sono stati completati. Comunichiamo alle nostre controparti che ci aspettiamo l’avvio del processo con risultati positivi e concreti. passi il più presto possibile”.
E ha aggiunto un passaggio, forse anche in chiave di comunicazione esterna, circa le prospettive in seno alla macro regione dove gravita e opera la Turchia: “La nostra aspettativa è che i nostri alleati sostengano la nostra lotta risoluta contro il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. Una forte Turchia e forti forze armate turche significano una Nato forte e un’alleanza forte contro il terrorismo”.
Secondo il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller il governo degli Stati Uniti sta lavorando per affrontare le preoccupazioni sollevate dal Congresso sulla vendita degli F-16 alla Turchia. “Abbiamo avuto ostacoli al Congresso a causa delle azioni intraprese dalla Turchia che abbiamo dovuto superare e portare avanti. Abbiamo cercato di affrontarli nel modo più diligente possibile”, ha osservato aggiungendo che la vendita dei kit di modernizzazione degli F-16 alla Turchia non dovrebbe essere collegata all’adesione della Svezia alla Nato. “La cosa migliore che potrebbe accadere per portare a un progresso è che la Turchia si attivi quanto prima per ratificare l’adesione della Svezia alla Nato”. Il clima in seno al Congresso, però, non è dei più favorevoli ad Ankara, per via dell’aperto sostegno di Erdogan ad Hamas e per via dei floridi rapporti con Mosca.
Da Ankara Blinken volerà a Creta, nella residenza del premier greco Kyriakos Mitsotakis, in un fazzoletto di acque dove la concentrazione di mezzi e occhi è evidente. Intanto perché è lì che Washington ha puntato la propria base logistica (e a Cipro) al fine di monitorare e contenere il conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia: non solo il Pentagono ha inviato due portaerei ma ha anche raddoppiato il numero di caccia per impedire alle forze appoggiate dall’Iran e da Teheran in Libano, Yemen, Siria e Iraq di ampliare la guerra.
In secondo luogo Blinken discuterà anche del ruolo umanitario della Grecia per il trasferimento di sostegni a Gaza, senza dimenticare la partecipazione greca all’operazione Prosperity Guardian, per far fronte alla minaccia del Houthi nel Mar Rosso. Il tutto è legato alla richiesta ellenica Atene, partita nel giugno 2022, di acquisire 20 caccia F-35, la cui risposta americana è attesa a primavera.