Ho conosciuto Petros Markaris, autore della fortunata serie di gialli con il commissario Kostas Charitos (stasera in onda la prima puntata su Rai 1), dieci anni fa. Ho avuto il piacere di presentare uno dei suoi libri e di accompagnarlo all’indomani in una visita alle meraviglie di Tuscania.
Mi ha colpito dello scrittore armeno naturalizzato greco, nato a Costantinopoli, la sua particolare pacatezza, tipica di chi ama pensare prima di parlare (di scrivere). Virtù di pochi, in un mare magnum di autocelebrazioni e autoreferenzialità, dove troppo spesso si mortifica la qualità per la quantità.
Qualcuno in Italia lo ha ribattezzato “il Montalbano dell’Acropoli” per via della comunanza del suo personaggio con il protagonista dei romanzi di Andrea Camilleri. Ma rispetto al poliziotto di Vigata, Kostas ha una serie di peculiarità che mi auguro verranno messe in risalto nella serie televisiva che inizia oggi sulla rete ammiraglia della Rai, prima fra tutte il gancio con la Grecia degli ultimi dieci anni. Non solo storie di semplici omicidi, suicidi, truffe, partite di calcio comprate, così come ve ne sono in tutti i paesi. Bensì veri e propri filoni di reati connessi alla crisi economica greca (ma prima di tutto sociale) che ha rischiato di far fallire il paese.
In pochi hanno dimenticato cosa è accaduto al centro dell’Egeo dal 2012 a, praticamente, ieri. Code di gente ai bancomat che distribuivano al massimo 250 euro a settimana, suicidi da crisi, fiotte di giovani che lasciavano il paese, attività chiuse in una notte, manifestazioni di protesta quotidiane con l’intromissione di black block che demolivano vetrine e auto, bambini indigenti che si accasciavano in classe perché malnutriti. Insomma quella Grecia, che oggi sta progressivamente provando a rialzarsi, è stata magistralmente raccontata da Markaris nei suoi romanzi, mescolando sapientemente realismo, folklore e un pizzico di lucida follia tipica del cittadino greco.
Quando tutto sta per crollare e non c’è quasi più speranza, ecco riaccendersi la fiammella di un’idea, di uno spunto, di un’intuizione. Accompagnate dall’elemento umano, vero dominus nelle società mediterranee, particolarmente in quella ellenica: il vicino di casa che porge una mano, il poliziotto che si commuove, il ricco che si rimette in discussione, il vecchio Zisis che vuole raccontare la sua storia delle rivoluzioni del passato.
Tutto bagaglio intriso di quel fattore che si chiama antropos, che evidentemente si somma al personaggio del commissario Charitos, fatto di spigolature, di poca diplomazia con sua moglie Adriana, di aspirazioni sincere nei confronti di sua figlia e di una profonda onestà che lo fa apparire, grazie alla penna intensa e mai scontata di Markaris, una brava persona, un modello, un esempio. Ciò che, senza retorica, serve come l’aria alle società moderne.